Tortella
Ai tempi della morte della pittura (…lunga vita alla pittura)
Dal pittoresco alla scoperta di mondi sconosciuti.
 
Nel 2002, presso Palazzo Ruspoli a Roma, veniva proposta una mostra di opere della Collezione Carmen Thyssen-Bornemisza dal titolo:il trionfo del colore.
Nel maggio di quest’anno, presso Palazzo Diamanti a Ferrara, veniva proposto il pittore Spagnolo Sorolla su un tema specifico: giardini di luce.
Le opere di Sorolla, i suoi giardini di luce, hanno spinto Tortella verso alcune riflessioni ed approfondimenti che vanno oltre l’emozione di gustare capolavori insigni in diretta, rivedendo sotto una luce nuova le opere. A volte gli accostamenti, anche casuali, portano a scoperte magari scontate, ma che devono maturare nel tempo. E studiando Sorolla Tortella è riandato a quelle opere del Museo Thyssen viste a Roma in quella mostra visitata oltre dieci anni fa che aveva messo in fila una serie di considerazioni sulla nascita della pittura moderna.
Così il fatto che la pittura moderna sia nata sotto il segno del ritorno alla natura e sia culminata nell’invenzione dell’arte astratta per poi dilagare alla scoperta di mondi sconosciuti, è stato per Tortella una scoperta sorprendente quanto quasi improvvisa. Eppure ne aveva visti di capolavori peregrinando per mezza Europa (Parigi, Barcellona, Berlino, Madrid, Roma, Vienna, Praga, Amsterdam, Venezia…), alla ricerca di nuove motivazioni artistiche. A volte vi sono strane coincidenze, inspiegabili, che ti fanno notare ciò che da sempre avevi sotto il naso ma che non vedevi.
Per uno strano paradosso, come tempo fa segnalava Clement Greenberg, ciò che condusse fino alle soglie dell’astrazione fu “il suo stesso sforzo di trascrivere l’esperienza visiva con una fedeltà sempre maggiore”. La selezione  di opere da Goya a Kandinsky del museo Tyssen di Palazzo Ruspoli cercava di dimostrare la crisi di un’idea estetica persistente: l’idea del pittoresco (pittoresque, picturesque). Pittoresco designava quegli oggetti o scene somiglianti a un dipinto, o degni di divenire oggetto di un quadro. Al tempo stesso il gusto pittoresco optava per il naturale, di contro all’artificiale: per il rustico piuttosto che per l’urbano, per il silvestre piuttosto che per il coltivato, per l’accidentale piuttosto che per l’organizzato, così come stabilì il primo grande teorico del genere William Gilpin (1792). Tuttavia l’essenza ultima del nuovo concetto estetico risiedeva, secondo Gilpin, nel contrasto tra la forbitezza, l’uniformità, la liscezza della bellezza classica e il carattere aspro, ruvido, accidentato proprio del pittoresco. Un albero contorto, un terreno allagato, una strada tortuosa invasa dalle erbacce, il legno fradicio di una palizzata, una torre in rovina… sarebbero le manifestazioni di una irregolarità affascinante. In tempi più recenti pittoresco in pittura ha assunto quasi un significato dispregiativo di pittura alla ricerca di melensi effetti speciali.
L’incipit di questa esposizione a Villa Glisenti è tutto qui, o quasi.
Si parte dal pittoresco, con acquarelli, pastelli, olii,per arrivare ad installazioni, in un viaggio affascinante ma ancora tutto da costruire.
La visita ai padiglioni della Biennale di Venezia del 2011 (ILLUMInazioni),ha provocato una sorta di blocco della attività pittorica di Tortella. Girovagando tra l’Arsenale ed i Giardini, Tortella si è posto la domanda di come mai la pittura sia quasi scomparsa dalla scena, risultando evidente come, sempre più spesso negli ultimi anni, agli alti e altissimi livelli (musei cult, grandi rassegne internazionali), il genere pittura è emarginato o ghettizzato.
Se qualcuno ritiene che la pittura sia come una lingua morta, fa del terrorismo culturale oppure mette in evidenza una obsolescenza storica di una disciplina che ormai mostra le rughe?
Davvero la pittura non porta più alcun progresso in campo artistico?
Tortella si rende conto che si trova ad intraprendere una nuova avventura. La passione all’oggetto artistico, iniziata tanti anni fa con Morandi, Van Gogh e Chardin, è oggi ad un punto di svolta nella convinzione che ciascuno debba dare il proprio umile contributo, nella consapevolezza che la nostra società ha bisogno di quotidiani gesti creativi (o almeno tentativi di momenti creativi).
Al di là di ogni teoria estetica, Tortella è convinto che, fino a quando ci sarà qualcuno che scrive una poesia, che compone un brano musicale o che si appresta a regalare un’emozione con qualsiasi mezzo artistico, la società non potrà che trarne beneficio.
(ottobre 2012)